Nel 2020 il carnevale castionese ha compiuto 60 anni: una bella età, portata con orgoglio, e occasione per raccontarlo… Per i castionesi il carnevale è un appuntamento cercato, fortemente voluto e sentito. Ogni frazione, ancor oggi costruisce, in locali di fortuna, piccoli carri e crea costumi nelle case delle signore. Ma partiamo dall’inizio… Il carnevale nasce nel 1960 dalla volontà di alcuni paesani – per citarne solo alcuni: Vittorio Bortot, Luigino Cason ed Emilietta De Bona- che avevano voglia di stare insieme e aggregare le frazioni della Pieve castionese. Arrivato l’autunno i carristi si recavano in una fabbrica ora dismessa di Faè di Longarone, con un camion per raccogliere la faesite, un duttile materiale di fibre di legno, che poi, riportato a Castion, veniva diviso tra i paesi, che lo lavoravano per creare i carri. Successivamente la faesite è stata sostituita da strutture in ferro e cartapesta. Il carnevale aveva un suo rituale: l’apertura: affidata al gonfalone della pieve, sorretto da un paggio; a seguire il re e la regina del carnevale, impersonati dai giovani dei paesi e poi, via via, una ventina di piccoli carri delle frazioni o semplici gruppetti di persone in maschera che improvvisavano nella piazza brevi e divertenti gag carnascialesche. I primi anni videro anche la presenza di monocicli, trampolieri e 4 o 5 cavalieri a cavallo e folle di famiglie, bambini e giovani che si accalcavano sulla strada per assistere alla parata, fatta anche di bande musicali e intrattenimenti vari. Il centro della festa è da sempre il “Pian delle feste”, la piazza di Castion, che deve il suo nome al fatto che ad ottobre di ogni anno, quando si scendeva dalle montagne col bestiame a fine stagione, ci si ritrovava per far festa proprio lì. Tutto l’anno era vivo un “larin” che raccoglieva i paesani e che, durante il carnevale, veniva ampliato con un bancone di legno, dove era possibile mangiare e bere, guardando le “calgere” da polenta, accompagnati dal motto: “Polenta e pastin e vin bon”. Ancora oggi ogni carnevale si apre col gonfalone e tipico del carnevale castionese, fin dalla sua nascita, è il giro dei paesi: prima di arrivare sul Pian delle feste, i carri e i gruppi in maschera sfilavano per tutti i paesi, raccogliendone i protagonisti: Visome, Rivamaor, Castoi, Cet, Tassei, Ronce, Madeago, Cirvoi, Faverga, Caleipo, Sossai, San Cipriano, e poi Levego e Sagrogna. Aumentando la notorietà della manifestazione, si aggiunsero carri provenienti da Feltre, Sedico, Cadore. Ma, con l’avvento di più sontuosi carnevali, quello castionese è ritornato alle sue origini: un carnevale della pieve, che vede la presenza dei soli carri delle frazioni. Dal 2012 l’organizzazione è passata alla pro loco pieve castionese, che dal 2017 ha portato il carnevale nel centro di Belluno, ampliando la manifestazione con corse in città e accogliendo anche i grandi carri di Sedico, complessi bandistici e gruppi provenienti anche da fuori provincia.
Il 2021 sarà un anno senza il carnevale, ma alcuni baldi giovani stanno lavorando ad una nuova divertente iniziativa, che ha avuto il suo battesimo l’anno scorso : “la gara dei caret”! Carretti a 1 o 2 persone, addobbati nei modi più strani, che sfrecciano giù per il pian delle feste, con il tifo di tutti i paesani. Quello che resta nei castionesi, che il carnevale ci ha insegnato, e che tramandiamo ai nostri figli, è la voglia di stare insieme, ritrovarsi e divertirsi in compagnia!
Cristiana Segato