Gita i Castelli Bavaresi Monaco di Baviera dall’ 1 al 3 aprile 2005

Circolo  Sportivo  Faverga

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Gita  

I CASTELLI  BAVARESI

 MONACO  DI  BAVIERA

dall’  1  al 3   aprile  2005

     1° giorno:  partenza  da  Faverga  ore  5.30  e altre fermate da  definire  con il pullman per la Baviera  in Germania  via  Brennero. Arrivo a Prien  e pranzo  in  ristorante. Nel  pomeriggio  escursione  in  battello  all’ isola  di  Herrenchiemsee.  Visita al castello denominato ” la piccola  Versailles “.  Proseguimento  per  Monaco di Baviera,  sistemazione  cena  e pernottamento  in  hotel.

      2° giorno:  colazione  ed incontro con la guida per la visita della capitale della  Baviera con la  cattedrale  Frauenkirche, Marienplatz, il municipio ed il suo famoso carillon…. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio proseguimento delle visite sempre con la guida. Cena tipica in birreria e buffet con musica. Pernottamento in hotel.

     3° giorno:  colazione e partenza per Fussen incontro con la guida e visita ai famosi castelli di Neuschwanstein  e Hohenschwangau. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio partenza per il rientro con possibilità di sosta  lungo il percorso per una breve cena o pizza facoltativa. Arrivo ai luoghi di partenza in serata.

 

 

UNO SCAMPOLO DI VIAGGIO…

Il programma di viaggio recitava “I castelli bavaresi Monaco di Baviera”. Non so se a qualcuno interessi una dettagliato commento delle bellezze architettoniche visitate: Herrenchiemsee (la Versailles bavarese), Monaco con il suo grandioso Duomo di Nostra Signora, MarienPlatz e il celebre colorato carillon nel Municipio, il palazzo di Nymphenburg, il villaggio olimpico e l’altissima torre e infine Füssen con i suoi grandiosi “Schloss” (castelli) Hohenschwangau e Neuschwanstein… ma dato che tutto questo lo potreste trovare chiaramente dettagliato nelle più famose e patinate guide disponibili in libreria, ciò che voglio fare io è narrarvi di Monaco e della Baviera vissute da me e un po’ anche dalla compagnia con cui sono partita….

Ci avviammo in 37 più autista Adriano alle cinque del mattino di venerdì primo aprile; allora mi ritrovai alquanto confusa nel vedere che alcuni miei compagni di gita caricavano in corriera… bagagli penserete voi, non solo vi rispondo io: viveri vari (pane, formaggio, salame nostrano, e poi caffè caldo, the, focacce e focaccine fatte in casa) e poi due robuste panche in legno e cassette d’acqua e di vino. Mi chiesi quindi se fossimo dei veri gitanti con tanto di hotel e ristoranti prenotati come da che mondo è mondo, oppure andassimo all’avventura… Tutti erano così entusiasti dell’iniziativa mangereccia, che anch’io pensai: senz’altro non moriremo di fame!!!

Dopo circa 7 ore di viaggio, comprese due soste: pausa caffè e focaccine e pausa pane e salame – che mi fecero pensare che almeno al ritorno avrei avuto qualcosa da portare con me: i chili messi su a forza di fermate! – arrivammo a Piran. Un lauto pranzo, alla tedesca ovviamente: brodino, carne con strana salsetta più patate, gelato/mousse con sughetto di fragole/mirtilli (salvo qualche eccezione sarebbe sempre stato lo stesso fino alla domenica!); imbarco per l’isola che ospita la Versailles della Baviera non più in 38 ma in 39: si era infatti aggiunta “la simmia” (n.d.r. significato del termine disponibile nel vocabolario italiano-bellunese) di Cencio! Eh già questa gli si abbarbicò addosso come una tigna e fino alla mattina seguente non ci fu verso di liberarsene. La stessa guida turistica, Jacqueline, che sembrava, secondo Lele, avesse mangiato isole (per il significato consultare sempre lo stesso vocabolario) non riuscì a cacciar via sta simmia che era tanto ma tanto fastidiosa da far perdere la ciribiricoccola al povero Cencio che all’ammonimento di Liviana di parlar piano, rispose con un : “Tanto sta parlando tedesco!” Gasp ma come… quella era l’unica guida che parlava in italiano!! 

Ma era già ora di partire, rapida conta per non perdere nessuno, e poi via diretti a Monaco dove una donnona strabordante e rubiconda in abito tipico ci servì la solita cena. Mai il detto “idem con patate” fu più azzeccato.

Il mattino seguente, dopo esserci spazzolati una colazione piuttosto varia: dalla marmellata ai pomodori, dai crossants al brie con sottaceti e speck, ci sciroppammo una piacevole visita di Monaco e del villaggio olimpico; fantastica emozione il salire sulla torre a 187 m. di altezza con l’ascensore che ci portava in alto ad una velocità di 7m. al secondo: meglio dello “Space Vertigo” a Gardaland. Le gambe facevano giacomo giacomo e le orecchie ronzavano e…. qualcuno disse: “guai a chi fa na puzzetta qui dentro”!!!!

E poi pranzo all’”Orlando” con cameriere sardo e ben tre tipi di wurstel nei piatti, wow..

E poi Filippo, la nostra guida siculo-tedesca, che ci istruì non solo sulla Baviera e Monaco, sulle dimore reali e re Ludwig, ma anche su tutta la propria famiglia, moglie e figli compresi!

Con lui e il nostro fantastico torpedone della “Pizzicotto viaggi”, (n.d.r. non ce ne voglia il signor Pizzocco) come simpaticamente abbiamo soprannominato l’agenzia turistica che ci ha organizzato il bel viaggetto, visitammo la splendida “residenza delle Ninfee” in stile baroccocò (neologismo per barocco e rococò) dotata di giganti e pasciutti cigni che atterravano sull’acqua come fossero Canader su un lago, e un padiglione di caccia, nel quale la regina Amalia era solita rifugiarsi quando le girava lo sghiribizzo di cacciare. Allora ordinava ai servi di uscire e scuotere le fronde degli alberi per far volar via la selvaggina e lei…PUM dal suo terrazzetto privato; poi sfinita dalla stanchezza dell’impresa, se ne andava riposare. Una fatica ciclopica davvero…

E anche noi, ormai stanchi come la povera Amalia, ce ne tornammo in albergo per un breve pisolo prima della serata in birreria con spettacolo in stile bavarese e ometti gagliardi in costume tipico (mutandoni verdi con stelle alpine e bretelle incorporate e camiciona) che servirono birre da litro e stinco da un kg; il che fece fare al piccolo Beniamino una faccia del tipo: “Marooo che è tutta sta roba nel piatto!”.

Qualcuna di noi, soprattutto per digerire tutta quella carne, optò per un po’ di sano movimento tra i tavoloni della sala: un bel trenino che riscosse, anche tra i freddi tedeschi, un discreto successo… probabilmente per le bellezze che lo componevano!

Ma alle 23.00 il baldo cocchiere della nostra carrozza-torpedone blu decise che era meglio andare a riposare per l’ultima fatica del nostro breve viaggio in Germania: i castelli di Füssen. Due dimore da fiaba tra agli alberi, collegate l’una all’altra da una stradina oggi affollata di turisti, in una giornata calda e piena di sole, hanno piacevolmente concluso i ricordi di questa tre giorni tedesca.

Solo un ritorno festaiolo e pieno di leggera allegria, grazie anche a simpatici show man improvvisati, e la solita conviviale pausa pane e salame (che ha posto tra le più giovani l’amletica domanda: “con cosa si raddrizzano le banane”? e ha fatto rispondere ai più saggi: “ma col martel de gomma!”), hanno scacciato via un po’ di quella nostalgia che ti si annida nel cuore dopo aver trascorso felici e spensierate giornate a spasso per il mondo, in compagnia di belle persone….

Articolo di Cristiana Segato