L’uomo che falciava i Prati

Questa è la storia di due persone che stanno insieme da 62 anni e insieme hanno costruito una famiglia e si sono dedicati al loro lavoro e alla loro terra. Nello specifico, al civico 83 di via San Rocco a Faverga, già su verso il Nevegal sotto le Laste Rosse, abitano Benito Segat, sua moglie Angela, il figlio Carlo, e c’è un quotidiano andirivieni della figlia Barbara e dei nipoti Omar e Manuel. D’altra parte, il nome è uno di quelli pesanti, come ce n’è uno in ogni comunità. A Faverga, a Castion, dici Benito e tutti sanno che si parla di lui, tutti l’hanno sempre visto sul trattore, con le bestie, al lavoro senza mai lesinare due ciacole, un sorriso o un saluto.

Benché il panorama sulla valle sia magnifico, non posso fare a meno di pensare che non sia proprio agevole abitare così fuori mano in cima a una stradella ripida e stretta. Benito ride: dice che loro, i Segat, sono lì dal 1907 quando suo nonno Bortolo venne armi e bagagli da Fais di Vittorio Veneto a cercar nuovi terreni in quel di Castion e che, abituati a lavorare in salita fin sotto il Visentin, scelsero le rive di Faverga perché ricordava casa loro. Da allora in poi nessuno dei Segat si è mai mosso da lì: lui e i suoi sei fratelli (il primo classe 1914) sono nati tutti in quella casa, così come sua figlia Barbara (Carlo, più giovane, è il primo ad essere venuto al mondo in ospedale). Nemmeno lui si è mai mosso tranne quei quattro anni nei quali ha fatto il custode del Rifugio col Visentin.

 

 

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A questo punto i due si guardano e sorridono; mi spiegano che è in quel periodo che si sono conosciuti: lei, Angela, era a fare la stagione presso il ristorante della seggiovia del Nevegal. Erano i primi anni Sessanta e si facevano cene con polenta, gevero e osei. Benito per vedere Angela se la faceva a piedi anche con la neve dal rifugio Col Visentin al piazzale e ritorno, finché si sposarono e andarono a vivere a Faverga. Hanno sempre fatto gli agricoltori o, come dice orgogliosamente Benito, i contadin. Per 25 anni hanno caricato la malga Van in Valmorel, partendo con le bestie da Faverga a piedi.

Ora l’azienda agricola conta circa 27 vacche da latte più il giovane bestiame, distribuite su tre stalle adiacenti la casa, e lavora oltre 35 ettari di terreno, tra proprietà e campi altrui lavorati a granoturco, mais o erba medica. Niente capannoni industriali, niente contributi europei perché, dice Benito, «io faccio con il mio lavoro e vado a testa alta senza debiti o favori. Mantengo la mia famiglia e mi curo del posto nel quale abito e faccio quel che posso per mantenere sano e pulito l’ambiente, bellissimo, nel quale mi è toccato vivere».

Per questo suo lunghissimo e silenzioso impegno al servizio del territorio, a seguito di una sottoscrizione di cittadini, nel 2007 il Comune lo ha insignito del Premio San Martino. Ad aiutarlo in questo faticoso lavoro quotidiano ci sono il figlio Carlo e il nipote Omar. D’estate, quando c’è tanto da fare, anche l’altro nipote Manuel arriva dopo la sua giornata. Fanno cinque generazioni di Segat a Faverga. Faccio le foto a tutti, mucche comprese. Ad un certo punto Benito mi sorride, ringrazia e saluta perché, «siora, l’è ora de darghe drio ala stala». Ah, dimenticavo, Benito Segat da Faverga è della classe 1935. Chapeau!