” NON EROI, MA CITTADINI “

Fare politica significa aiutare gli altri, far crescere la collettività nel rispetto della nostra costituzione, cosa non facile dove occorre applicazione, informazione, formazione, programmazione, progettazione, verifica, confronto e controllo.

Appunti tratti dalla lettura del testo : ” NON EROI, MA CITTADINI “

Spunti per delle riflessioni durante gli incontri con la cittadinanza di Capraro Paolo.

Riferimenti che permettono una traccia tecnica operativa applicabile in varie tematiche per una comune crescita della cittadinanza attiva e responsabile.

1) Volontariato e imprese: le prospettive di un rapporto costruttivo.

( Pellegrino Capaldo )

Punto di incontro che, nonostante la grande circolazione delle informazioni nel nostro Paese è necessario perchè possiamo quotidianamente constatare che è tutt'altro che facile l'incontro tra coloro che hanno bisogno, coloro che chiedono e coloro che pure sono disponibili, sono ansiosi, sono desiderosi di dare.

Non è facile armonizzare efficienza, competitività e solidarietà, ma è certamente possibile e dobbiamo farlo.

Per fare questo occorre naturalmente una continua riflessione, capacità di osservazione, fantasia, e anche molto spirito di iniziativa.

2) Volontariato e impresa nel Mezzogiorno.

Brevi spunti per una riflessione.

( Gaetano Piepoli )

Analizzando l'attuale situazione di mercato, crediamo che dalla crisi nel Mezzogiorno, si può riemergere puntando non sull'economia di immagine, non sull'economia cartacea, non sul breve gioco finanziario, ma sull'economia reale; il che significa poi, in parole povere, investire soprattutto in risorse umane.

3) Ruolo sociale del volontariato e impresa economica.

Esperienze e proposte per uno scambio di servizi reali.

3.1) Impresa e azione sociale.

( Luigi Abete )

Impresa e società : due interpretazioni.

L'attenzione ai valori dell'uomo.

Progetti, regole, comportamenti nella società aperta.

– Costituisce sfida l'aver capito che, essendoci finalmente liberati dei vincoli delle alternative totalitarie di un segno o dell'altro, la società aperta entra in competizione con se stessa; cioè, entra in competizione rispetto alla qualità delle regole, dei progetti, dei comportamenti che riesce a definire.

– Ciò rappresenta un UNICUM che in qualche modo deve essere riportato all'attenzione e che riguarda poi il rapporto tra impresa ed azione sociale,perchè è impensabile ottimizzare il risultato soltanto sul fronte dell'impegno, se non si riesce a lavorare in modo equilibrato anche sull'altro fronte.

Il valore sociale politico della competizione.

– Che l'occasione di lavoro offerta ad un sudamericano o ad un cittadino del Sud-Est asiatico o ad un africano ha meno valore di quella offerta ad un cittadino europeo o italiano? Questo è il grande valore della società aperta.

Una responsabilità sociale più ampia nel rispetto delle regole.

– Secondo concetto. I problemi della globalità e della compatibilità diventano un solo problema, sul piano culturale e sul piano economico. Dobbiamo renderci conto che la responsabilità sociale di ciascuno di noi diventa molto più ampia di come l'abbiamo gestita fino adesso; dobbiamo renderci conto che la responsabilità sociale è importante e fondamentale, ma deve essere accompagnata da un forte impegno perchè funzioni il sistema delle regole. Altrimenti, la responsabilità sociale una bellissima, grandissima opera di carità, forse anche un grandissimo senso di liberazione per la coscienza di ciascuno di noi, ma dobbiamo sapere razionalmente che è una fuga dalla soluzione dei problemi e, quindi, è comunque un comportamento limitato, anche se nobile.

Meno indicizzazione, più autonomia e responsabilità.

– In questo senso, è fondamentale ed utile ricordare il significato che proprio per l'azione sociale del mondo del lavoro e dell'impresa ha avuto l'accordo del 31 luglio '92; ogni giorno, c'è sempre più gente che scopre la propria disillusione culturale per il fatto di dover ammettere che l'inflazione si può governare anche in una società aperta, libera, autonoma nei comportamenti, se insieme c'è anche responsabilità.

– Lo stesso meccanismo è scattato nei cittadini consumatori che, quando vanno a fare gli acquisti, dal momento che non hanno più salari indicizzati, stanno più attenti ai prezzi della distribuzione, cominciano a scegliere per qualità e prezzo,diventano i protagonisti del mercato. E' questo il processo che noi stiamo vivendo, che certamente è favorito da una situazione recessiva, ma che è anche un grande punto di riferimento perchè l'azione sociale dell'impresa diventi utile. In una società che è indicizzata, in una società delle autonomie e della responsabilità, il ruolo dell'impresa nei suoi confronti è certamente più forte e più positivo.

Gli ambiti della collaborazione.

– Per conseguire questi obiettivi, non sono sufficienti i testi. Essi possono far comodo a chi li scrive e a chi li stampa, ma non risolvono i problemi della società.

Per continuare ad andare avanti.

– Un paese moderno ha bisogno di un trasparente sistema di certezze.

3.2) Solidarietà ed economia di mercato.

( Nadio Delai )

Riconoscere le grandi derive di trasformazione.

Evitare un'uscita verso il basso.

– Come pure non è possibile nè giusto che il ritorno del sociale significhi assumere il volontariato come protagonista principe di servizi sostitutivi di un welfare-state che si sta ritirando.

– Perchè il ritorno del sociale non sia appiattimento povero è necessario oggi assumere una logica di segmentazione del sociale : il che vuol dire considerare in tutta la sua totalità l'insieme dei bisogni sociali che vanno da quelli della marginalità spinta a quelli della classe media a quelli della classe elevata (si potrebbe persino dire che, come l'impresa fa il suo marketing, anche il sociale deve imparare a fare il proprio).

– Analogamente l'invasione dell'orizzontalità non può ridursi a pura frammentazione e divisione, in cui vince, nel campo sociale, l'inseguimento del singolo bisogno e la promozione delle singole risposte (sia pure di volontariato). Oggi come mai la società ha bisogno di andare in controtendenza trovando opportune forme di ricomposizione e di creazione di tessuto intermedio : il sociale non può ridursi ai suoi frammenti ma deve ritrovare una sua propria “società di mezzo” in grado di fare integrazione sociale in termini allargati.

– In conclusione si può dire che per evitare un'uscita verso il basso, rispetto alle nuove derive che stanno prendendo corpo nella nostra vita collettiva, serve evitare sopratutto la superfetazione del volontariato, quasi un'operazione di immissione nell'imbuto del medesimo di tutte le esigenze insoddisfatte con una discarica di responsabilità collettiva istituzionale.

– E soprattutto il passaggio ingenuo degli anni dell'efficienza, del profitto, della managerialità, dell'impresa agli anni del volontariato, del sociale, del non-profit non deve essere ingenuamente compiuto. Il pendolarismo degli atteggiamenti e delle soluzioni non paga mai e finisce per distorcere la realtà che dobbiamo comprendere.

Trovare le opportune strategie.

– Valorizzare i legami che possono esistere tra un'attività nel sociale ( di volontariato, di cooperazione di servizio, ecc. ) e la futura “carriera” degli interessati, perchè ciò che si scopre nell'attività di volontariato può anche trasformarsi per qualcuno, col tempo, in un interesse di tipo professionale.

– C'è e ci dovrà essere viceversa una politica di sostegno quando si vuole crescere e passare dall'essere fili d'erba all'essere alberi e quindi si vuole interpretare il passaggio tra un'azione più o meno spontanea di organizzazione nel sociale ad una promozione di vero e proprio “terzo settore”.

– In conclusione si può dire che oggi diventa molto importante, in un clima di particolare attenzione per le trasformazioni istituzionali, portare l'attenzione sulla dimensione associativa e di organizzazione del sociale. La società sta per affrontare una fase di enorme ritorno di responsabilità verso se stessa e quindi dovremo prepararci con attenzione e cura in modo da saper sposare l'arte di fare istituzione con l'arte di fare associazione, come in fondo ricordava Alexis de Tocqueville nel suo testo su “Società e democrazia” in America.

3.3) Il volontariato testimone ed interprete dei bisogni sociali in rapporto alle istituzioni pubbliche, all'impresa e al mercato.

( Luciano Tavazza )

Un diritto fondamentale, un modo di essere persone e cittadini.

  • L'articolato sembra indicare una esigenza che altri hanno recentemente così espressa : “Dobbiamo scoprire qualcosa che abbiamo dimenticato : la religiosità civile” (Alberoni 1993).

     

  • “Quella storia di amore per la propria terra e per le comuni istituzioni, quel patriottismo del proprio ruolo, quel senso di servizio, quel senso di appartenenza primaria alla comunità, che sola può davvero farci vivere in una nuova Italia. Senza questa rivoluzione culturale nessun programma, nessuna politica saranno mai all'altezza dei bisogni dei nuovi cittadini” (Adornato; Gorrieri 1993)

Quattro condizioni per una autentica testimonianza.

– E' indispensabile infatti far chiarezza soprattutto ora, in cui i mass media ne celebrano – spesso con una analisi non priva di confusione culturale – i meriti; talvolta ne enfatizzano le capacità di risolvere problemi sociali complessi, quasi possedesse doti carismatiche; gli rendono così il peggiore dei servizi : quello di alterarne – nella presentazione – l'identità e il ruolo (Graziani 1993) confondendolo con realtà che, se pur eticamente positive e solidaristiche, volontariato non sono ; usando talvolta come una clava contro lo stato sociale o o tentando di spacciarlo come la “croce rossa” delle istituzioni.

– E' infatti questo tipo di volontariato che oggi avverte la necessità di una sinergia anche con il mondo dell'impresa, nel rispetto pieno della distinzione dei rispettivi ruoli, ma nella comune ricerca di una diversa qualità della convivenza, di una ulteriore maturazione della democrazia.

– Non è infatti dato per acquisito che laddove lo Stato si ritiri – riconoscendo la sua indebita occupazione – il privato o il mercato – che subentrano – non generino una più marcata disuguaglianza. Un cittadino che fosse personalmente indifferente al degrado dello Stato costituisce la caricatura del volontario. Gandhi ammonisce : “l'indifferenza è la forma più alta di violenza”. Paralizza infatti lo sviluppo di una moderna crescita della democrazia .

– Si badi bene : l'impegno è rivolto alla rimozione delle cause non al puro contenimento del disagio sociale e all'alleviamento della sofferenza che ne deriva.

– Il volontario non è dunque un barelliere della storia, non è una dama di carità, ma un cittadino solidale che – se credente – ha ulteriori motivi oltre a quelli laici, – che condivide in piena lealtà – per mettere in pratica il grande ammonimento del Concilio Vaticano II : non sia più dato a nessuno per carità di quanto gli è dovuto per giustizia (Gaudem et spes ).

Un invito ai liberi battitori.

– Certo al fianco del volontariato organizzato, che abbiamo descritto, continua ad esistere e a svolgere un prezioso lavoro il volontariato individuale, dal punto di vista della cosiddetta _ secondo i sociologici – “solidarietà corta”.

– Inutile dire che un volontario di questo tipo, impegnato eticamente ma non politicamente , utile e generoso ma acritico, è il sogno di molti politici ed amministratori, che non desiderano nessun “disturbo per il manovratore”.

– La capacità di pressione è invece possibile ottenerla con la forza del collegamento, del coordinamento – a tutti i livelli nazionali, provinciali, comunali, fra le associazioni con la loro democratica rappresentanza.

Un autorevole richiamo ecclesiale.

-“Per un corretto svolgimento della vita sociale è indispensabile che la comunità civile si riappropri della funzione politica, che troppo spesso ha delegato esclusivamente ai professionisti di questo impegno nella società.

-La lotta per la rimozione delle strutture sociali ingiuste è un impegno che non può essere affidato in modo unico ed esclusivo ai partiti : anche la società civile ha da svolgere una sua funzione politica.

Sei ruoli rispetto alle istituzioni.

-I) L'anticipazione sperimentale, teorica e pratica dell'intervento statuale.

-II) La collaborazione fra servizi pubblici e prestazioni volontarie, in un sistema integrato di interventi sociali di pari dignità, con compiti e funzioni differenziate.

-III) L'umanizzazione dell'intervento.

Il volontariato può invece destinare al soggetto ricchi spazi di tempo; egli infatti viene a conoscerne le attese globali, stabilisce un rapporto umano più libero, meno artificiale di quello che interviene tra un funzionario e un cittadino; dà vita inoltre ad una relazione che travalica l'interesse per la sola prestazione favorendo un rapporto di cordiale reciprocità, basato sulla libera scelta dell'intervento e sulla simmetricità che caratterizza la relazione fra i dialoganti che si gradiscono.

-IV) Lo stimolo all'applicazione delle leggi vigenti (Manganozzi 1993) senza appiattirsi ed esaurirsi nella loro applicazione (Lipari 1993), senza rinchiudersi nelle leggi di settore.

Ci rendiamo infatti conto che l'Italia possiede una legislazione sociale fra le migliori in Europa, ma che nel contempo si registra una diffusa in-applicazione se non vanificazione di quanto essa stabilisce.

-V) La promozione di strategie economiche di solidarietà, integrate con le iniziative delle componenti del “terzo settore”.

. – . Agiscono senza fini di lucro.

. – . Debbono essere formalmente costituite.

. – . Debbono essere promosse da privati e gestite da privati.

-VI) La denuncia dell'ingiustizia.

Il futuro è nella formazione.

– In tutti e due i casi occorre ricordare loro che il volontariato , nella società italiana, non ha il fine primario della quantità degli interventi, ma piuttosto il conseguimento di una loro “qualità esemplare” modificando i tipi di risposte , in base a vecchie e a nuove povertà per offrire prototipi di prestazioni, di nuove sperimentazioni realizzate, di diversi modi di intervento ai cittadini e alle istituzioni.

– Si apre così il capitolo fondamentale della formazione di base, dell'aggiornamento permanente dei quadri responsabili e dei protagonisti – sul territorio – dell'azione gratuita.

Le prospettive di un nuovo rapporto con l'impresa e il mercato.

– Ciò per superare il modello che, salve poche emblematiche eccezioni, attualmente esiste: una tradizione di interventi per lo più rivolti a sponsorizzazioni di prestigio aziendale, o a contributi riconducibili ad una politica di sostegno economico con finalità par assistenziali.

– Basterebbe poco a volte per dare straordinaria efficacia e concretezza all'impegno continuo e generoso di tanti volontari. Ritengo che le potenzialità in questo siano altissime e vadano comunque attentamente esplorate.

– Tendere a realizzare la solidarietà in economia di mercato nell'attuazione non utopica del bene comune, passare dalla terra “promessa” alla terra “permessa”.

Lo sviluppo della proposta.

La defiscalizzazione per una facilitazione del nuovo rapporto.

– La separazione concettuale fra associazionismo e volontariato in America è netta.

Proposte concrete

– A) La costituzione di un gruppo di lavoro tra rappresentanti della Confindustria, della piccola imprenditoria, delle aziende I.R.I., delle fondazioni, della cooperazione sociale, della Conferenza permanente dei presidenti delle associazioni di volontariato.

– B) La costituzione da parte della Fondazione di un gruppo di esperti : del privato, del pubblico, dell'imprenditoria grande o piccola, di fiscalisti ed economisti che comincino a lavorare – insieme ai protagonisti del volontariato- per dare vita ad una iniziativa parlamentare sui problemi della defiscalizzazione.

– C) Nascita di una fondazione per i “Volontari Senior”.

Dalla diffidenza ad una rispettosa attenzione e sperimentazione:

. ” .. esiste nell'azione volontaria una funzione di cambiamento.. essa è il laboratorio in cui si preparano i modelli culturali, organizzativi, relazionali che potranno essere trasferiti nel mercato…”;

. “.. l'azione volontaria svolge nella società contemporanea una funzione di reclutamento e professionalizzazione di nuove elite. Attraverso l'azione volontaria si formano e si consolidano abilità tecniche, professionali, politiche che possono essere successivamente spese sul mercato ..”;

. “..L'azione volontaria rivela l'esistenza dei grandi dilemmi che attraversano le società complesse e annuncia che altro è possibile dietro le neutralità delle procedure tecniche, dietro l'oggettività della razionalità scientifica… segnala bisogni umani e domande che non si possono ridurre a procedure.. dice che la comunicazione nel rapporto con l'altro non si esaurisce con lo scambio… Il funzionamento e l'efficienza dei meccanismi propriamente economici e degli apparati tecnologici è affidato alla gestione e al controllo di sistemi di cui le dimensioni culturali diventano preponderanti rispetto alle variabili tecniche”.

Cordialmente Paolo Capraro